La vita del pescatore

Dura vita quella del pescatore. Spinto da una grande passione per il mare e per il pesce, chi sceglie questa professione si trova a dover sacrificare buona parte del proprio tempo libero e i propri affetti: "colpa" delle tante ore trascorse in barca e della necessità di riposare nelle poche ore residue. Abbiamo chiesto qualche dettaglio in più a Nando Fiorentini, Responsabile delle Pescherie di Eataly originario dell'Argentario, che ha fatto il pescatore per più di 20 anni: "Quando le persone pensano al mare, si immaginano le vacanze, il sole, i bagni. Invece per me il mare significa anche fatica, significa lavorare sotto la pioggia, al freddo e con condizioni meteorologiche avverse, a ritmi molto intensi."

Fare il pescatore: il racconto di Nando Fiorentini

La vita del pescatore: la grande pesca

Racconta Nando: "Esistono due tipologie di pesca: la grande e la piccola pesca. Nel caso della grande pesca, fatta con le reti a strascico, solitamente la partenza è fissata tra l'1 e le 4 di notte. I pescatori arrivano a bordo una mezzora prima e preparano tutto il necessario. Dopo 1 o 2 ore di navigazione per raggiungere la zona prescelta dal capo-pesca, ad alte profondità, si cominciano a calare le reti e inizia lo strascico, che può durare da 2 a 5 ore, cercando di evitare ostacoli come relitti e secche. A questo punto i marinai vanno a riposare e rimangono svegli solamente il capo-pesca e un'altra persona.

Al momento opportuno le reti vengono poi tirate su, svuotate e subito rigettate in mare. Il pesce buono viene separato dallo scarto, fatto di alghe, plastiche e pesci vietati o sottotaglia, e poi lavato, incassettato e messo nelle celle frigorifere. Dopodiché si pulisce la poppa della barca e si torna a riposare o a passare il tempo come si preferisce. Qualche marinaio pratico al timone dà il cambio al capo-pesca, che ha solitamente un letto in timoneria, in attesa della raccolta successiva".

Fare il pescatore: il racconto di Nando Fiorentini

Il rientro in serata

Le cosiddette "calate" proseguono fino alla prima serata, quando i pescatori rientrano in porto per vendere il pesce e lavare la barca: "Uno dei rari momenti di svago - spiega - è quello del pranzo: si mangia quello che capita, a volte ci si accontenta di salumi, formaggi e cibi pronti, altre si cucina a bordo. Uno dei più bei ricordi che ho è quello del caldaro, la zuppa di pesce tipica dell'Argentario preparata acqua dolce a acqua di mare, porro selvatico, concentrato di pomodoro, pane raffermo e pescato del giorno: tutti i pescatori mangiavano dalla stessa pentola, 'tagliando' la zuppa in parti uguali e bevendo vino dalla stessa tazza di metallo, versato dal più giovane a bordo".

La vita del pescatore: la piccola pesca

"Più varia e coinvolgente - prosegue - è invece la piccola pesca, fatta con barche che hanno un peso inferiore a 10 tonnellate: in questo caso, spesso l'equipaggio include anche i proprietari della barca. Questa pesca viene fatta solitamente con reti da posta (reti di nylon calate che non si muovono in mare, ma catturano i pesci che vi si impigliano, ndr) o con il palangaro (attrezzo costituito da una lenza madre alla quale sono legati degli ami a intervalli regolari gli ami, ndr) ed è stagionale: la tipologia di pesca utilizzata cambia di frequente, e questo rende il lavoro dei pescatori meno monotono. La giornata dura generalmente dalle 4 o 5 di notte fino alla prima serata, ma trascorre veloce grazie al continuo riassetto degli ami e degli altri attrezzi".

Fare il pescatore: il racconto di Nando Fiorentini

La "routine" del pescatore

Molte persone abituate a una vita in ufficio si potrebbero spaventare all'idea di trascorrere anche una sola giornata a questi ritmi e con questi orari. E pensare che chi svolge questa professione mantiene questa routine per decine di anni, dalla domenica notte fino al venerdì sera: "E anche le poche ore libere - racconta Nando - vengono sfruttate per ricaricare le batterie per il giorno dopo: si arriva a casa tra le 19 e le 20, il tempo di una doccia e di mangiare qualcosa, e poi ci si mette sul letto cercando di dormire qualche ora. E' una vita dura: io stesso, nonostante una passione enorme che ho tutt'ora, ho resistito fino al 1997, quando ho venduto la mia barca perché sentivo il bisogno di stare di più a contatto con le persone. Le relazioni in barca sono complicate, si crea molta distanza tra giovani e anziani, i dialoghi sono ridotti al minimo perché ogni giorno ci si ritrova davanti le stesse facce. E, al contrario, la famiglia e gli amici vengono sacrificati per 6 giorni su 7".

La tecnologia per invogliare i giovani

"Per queste ragioni - conclude - i giovani si stanno allontanando dalla pesca. Purtroppo non c'è stata una sufficiente evoluzione tecnologica in questo settore, è tutto ancora molto manuale e in pochi sono disposti a fare la vita che ho descritto. Mi auguro che in futuro, magari affidandosi a strumenti come il sonar (un dispositivo che permette di monitorare i fondali anche a grandi distanze, ndr) e automatizzando alcuni processi si possa migliorare la vita dei pescatori e invogliare le nuove generazioni a fare questa professione, che è sì faticosa, ma regala anche molte soddisfazioni".