Tantissimi dei prati che vediamo sono spesso seminati con una sola essenza. I prati stabili invece sono naturali e ricchi di decine di erbe differenti, arrivando addirittura a cento diverse tipologie in alta montagna.
Necessitano comunque dell'intervento dell'uomo, per essere curati, sfalciati o pascolati. Ma coloro che se ne prendono maggiormente cura sono gli animali come bovini, pecore, capre e insetti come api, farfalle, vespe, coccinelle.
Purtroppo però negli ultimi 60 anni la loro superficie è andata via via riducendosi. In montagna a causa dello spopolamento e per l'abbandono, in pianura a causa delle monocolture e della cementificazione.
Slow Food in collaborazione con i partner scientifici, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) e il Dipartimento di Scienze Veterinarie (DSV) dell’Università di Torino, l’Università di Palermo, l’Institut Agricole Régional della Valle d’Aosta e la Fondazione Mach e i Partner tecnici Agricoltura Simbiotica e il Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino, con il sostegno di Eataly: vuole invertire la rotta e salvaguardare e ripristinare questi prati che ci permettono di avere prodotti più buoni e più salubri.