Il Parmigiano Reggiano, una storia lunga mille anni: dalle origini ai giorni nostri

Pur essendo ormai un gesto che fa parte della quotidianità di ciascuno di noi, assaporare un pezzo di Parmigiano Reggiano non significa solamente regalare alle nostre papille gustative un’esperienza di gusto semplice ma sempre d’effetto. Ogni volta che ne assaggiamo anche una piccola, friabilissima scaglia, infatti, intraprendiamo metaforicamente anche un viaggio unico e straordinario lungo più di mille anni che ripercorre le tappe fondamentali della vita del nostro formaggio più rappresentativo.
Un viaggio che incomincia, appunto, moltissimi anni fa e che ha come teatro un luogo inaspettato: le abbazie dei monaci cistercensi e benedettini.

La nascita del Parmigiano Reggiano

Quello che non in molti sanno, infatti, è che il Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più antichi della nostra tradizione e che la sua nascita e quindi la sua presenza ancora oggi sulle nostre tavole imbandite è dovuta alla trovata ingegnosa di alcuni monaci della zona di Parma e Reggio Emilia che, come avviene per la maggior parte delle grandi invenzioni, lo crearono per riuscire a risolvere un problema. E in particolare, un problema legato alla riduzione degli sprechi.
Grazie ad ammirevoli opere di bonifica dei terreni da parte, appunto, dei monasteri cistercensi e benedettini, infatti, in epoca Medievale ci fu un significativo e incontrollato aumento dell’allevamento di vacche, utili sì ai lavori agricoli ma soprattutto alla produzione di latte. Questo fece nascere nelle menti dei monaci il quesito fondamentale che avrebbe portato alla nascita del Parmigiano Reggiano e avrebbe quindi contribuito a rendere le nostre tavole così come le conosciamo oggi: come riuscire a conservare al meglio l’abbondanza di latte prodotto da queste vacche?

Fu così che nacque l’idea di iniziare a produrre un formaggio in grado di durare nel corso del tempo e di diventare quindi una scorta utile per riempire le dispense dei monasteri e offrire un considerevole aiuto nei tempi di carestia. E allora dopo diverse sperimentazioni e ricerche, scoprirono che bastavano pochi ingredienti per creare una bontà senza paragoni e che per fortuna di quegli ingredienti, i monaci, potevano godere in abbondanza: dall’unione tra il latte proveniente dalle bovine, appunto, e il sale proveniente dalle saline di Salsomaggiore, nacque un formaggio dalla pasta asciutta e dalle grandi forme, che ancora oggi tutti noi conosciamo e amiamo. Il Parmigiano Reggiano.
E chissà quale sorpresa e quale gioia devono aver vissuto i monaci nello scoprire che questo formaggio non solo si conserva perfettamente nel corso del tempo e non si deteriora con il passare dei mesi ma anzi, diventa ancora più buono e gustoso!

Il Parmigiano Reggiano in epoca Rinascimentale

Le prime testimonianze che ci indicano quanto il Parmigiano Reggiano fosse apprezzato già in epoca Medievale risalgono al 1200, e più precisamente ad un atto notarile redatto a Genova il 25 Aprile 1254 che testimonia quanto la famosa forma di formaggio fosse nota, con il nome identificativo “caseus parmensis”, non solo nella sua zona di origine, ma anche nel resto della penisola.
L’inizio del periodo Rinascimentale in Italia, poi non ha portato altro che nuova ricchezza, cultura, invenzioni e arte e questa ventata di positività e benessere ha coinvolto anche tutte le attività produttive dell’epoca, compresa quella del Parmigiano Reggiano. Lo sviluppo economico del periodo, infatti, fece in modo che in Emilia la produzione di Parmigiano Reggiano si estendesse in modo esponenziale ed i caseifici della zona diventarono dei veri e propri punti di riferimento non solo economici e produttivi ma anche sociali, grazie agli scambi tra le diverse tipologie di persone che lavoravano o entravano in contatto con questa realtà. Proprio durante il Rinascimento, le dimensioni delle forme aumentano in peso e dimensioni, fino ad arrivare ad1,8kge il Parmigiano Reggiano diventa così noto in Italia che si iniziano le prime esportazioni all’estero, e in particolare in Germania, nelle Fiandre, in Francia e in Spagna.
Ormai la scalata del Parmigiano Reggiano verso l’incoronazione a formaggio più amato di Italia non conosce rivali, tanto che in questo periodo viene citato da autori illustri come Giovanni Boccaccio, che ne inserisce una breve descrizione nel suo famosissimo Decamerone, contribuendo a renderlo ancor più conosciuto.

Il Parmigiano Reggiano oggi

E così arriviamo ai giorni nostri, dove il Parmigiano Reggiano è considerato quasi una celebrità sulle nostre tavole e in molte famiglie non ci si siede a mangiare se non si ha questo gustosissimo formaggio a portata di mano.
Durante il suo viaggio lungo mille anni, il Parmigiano Reggiano è rimasto pressoché identico a come era stato pensato originariamente dalla mente ingegnosa dei monaci benedettini e cistercensi: ancora oggi, infatti, viene prodotto in modo del tutto naturale, senza l’aggiunta di additivi. Ovviamente nel corso del tempo e in particolare nel 900, sono state introdotte alcune importanti innovazioni, come l’aggiunta del siero e del riscaldamento a vapore, ma nulla che potesse modificare la natura semplice, genuina ed essenziale di queste gustose forme di formaggio. Possiamo dire che esistono altri due ingredienti di fondamentale importanza ma che non troverete mai in etichetta: la stagionatura che conferisce al Parmigiano Reggiano una granulosità, una solubilità ed una friabilità senza pari e la passione di coloro che tutti i giorni, da quasi mille anni, lavorano ogni giorno con amore per produrlo.
Proprio per la bontà e l’autenticità che lo caratterizzano, il Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più imitati al mondo – anche se con poco successo – e per garantirne al meglio la tutela, negli anni Novanta viene riconosciuto ufficialmente come una DOP europea che ne sancisce ancora una volta e in modo definitivo, l’unicità.

Una storia di successo, quindi, ma anche una storia che ci indica come la maggior parte delle volte, per creare qualcosa di buono basta un’idea, pochi ma fondamentali ingredienti e il coraggio di portarla avanti senza alterare la sua natura.

E se la tua curiosità non si è ancora esaurita, ecco un articolo su come riconoscere il vero Parmigiano Reggiano!